Sgominato clan Rinzivillo, ancora il Mof crocevia dei traffici mafiosi internazionali

E’ la notte della vigilia di Ferragosto del 2014. Mentre si immette in direzione nord, lungo l’autostrada Adriatica, la A14 che collega Taranto e Bologna, viene fermata un’auto sospetta all’altezza del territorio di Molfetta. A bordo, oltre ai due passeggeri, Mirian Recaj, albanese di 27 anni e Kantor Gyoni, rumeno di anni 28, viene trovato tutto il materiale necessario per una strage: un chilo di tritolo, miccia e detonatore. Quella spedizione dinamitarda era diretta a Fondi, più precisamente al Mercato Ortofrutticolo Fondano, pronta ad andare in scena ai danni di una grossa azienda di Import-Export. Nel giro di un paio di giorni, i Finanzieri del Gico, che stanno conducendo le indagini, fermano altre due persone, un cittadino italiano, D’Agostino Corrado, molfettese di 38 anni e Ademaj Bilbil, un’albanese di 28 anni, entrambi coinvolti a pieno titolo nella vicenda.

I cinque arrestati nell’indagine per la tentata strage a Fondi
Dovranno passare quasi due anni perchè, forse braccato, nell’agosto dello scorso anno si costituisce quale mandante del tentativo di attentato il 45enne Salvatore D’Angio, noto esponente dell’omonima famiglia legata alla criminalità in Provincia di Latina. L’obiettivo era la ditta Italcarote del marito di una delle sorelle. Solo l’ultimo degli innumerevoli episodi di violenza feroce e gratuita in seno alla stessa numerosa famiglia composta da ben otto figli, sparsi tra il basso Lazio (Fondi e Formia in particolar modo), l’Italia settentrionale e la Spagna. Una vera e propria faida da risolvere con le botte, le mazze, le spranghe, le pistole, gli attentati incendiari e finanche la dinamite. Tutti episodi legati in particolar modo con il traffico di sostanze stupefacenti e che oramai fanno storia.
Ma la cronaca delle ultime ore ci dice che però, forse, la storia si ripete – come vedremo altre volte più avanti – perchè secondo le indagini congiunte del comando provinciale della Guardia di Finanza di Roma, la Polizia di Stato di Caltanissetta, il comando provinciale dei carabinieri di Roma e la polizia criminale di Colonia (Germania) – e coordinate dalle direzioni antimafia di Roma e Catania e dall’Antiterrorismo -, quell’episodio che poteva trasformarsi in una strage, non è circoscritto alla sola cerchia familiare. Per la procura nazionale antimafia infatti quell’episodio ha rappresentato, sì una miccia, ma per la maxi operazione antimafia andata in scena ieri su tutto il territorio nazionale e fino in Germania e che ha portato all’arresto di 37 persone perchè affiliate al clan Rinzivillo di Gela, in Sicilia. Per questi le contestazioni di reato sono gravissime: traffico internazionale di stupefacenti, estorsioni, intestazione fittizia, traffico di armi eppoi trasferimento fraudolento di beni e altre attività minori. Tutto ovviamente condito dal metodo mafioso.
Il clan Renzivillo, che fa capo al 57enne Salvatore, si era ormai così ben strutturato da aver creato sodalizi esclusivi a seconda delle esigenze, aveva un’ala criminale e una commerciale, e per questa seconda attività del clan, la commercializzazione di pesce e ortofrutta rappresentava il mercato più proficuo. Renzivillo aveva intrapreso rapporti con altri clan mafiosi di Trapani e Catania, e imprenditori ortofrutticoli romani. Droga, frutta, armi, estorsioni e pesce. Se non fosse la Sicilia, la Capitale e Milano, sembrerebbe il sudpontino. E infatti lo è. Perchè secondo le Procure antimafia, il filone romano dell’inchiesta, che vede coinvolto tra gli arrestati anche il classico colletto bianco, l’avvocato Giandomenico D’Ambra, scaturisce proprio da quell’episodio della tentata esplosione del tritolo a Fondi. D’altra parte la Piana è un risaputo crocevia strategico per i traffici di frutta e di droga in tutta Europa e in tutto il mondo. Un luogo dove tutte le mafie trovano un accordo, fanno la pace, necessaria ai propri affari. Lo abbiamo già visto in passato, in almeno un paio di occasioni. Come nel giugno del 2010, quando la direzione investigativa antimafia di Trapani – di nuovo Trapani, quante analogie – riesce a fare luce su un accordo segreto tra i clan di camorra e quelli di mafia: per la Dia “La finalità ‘dell’accordo’ era di ottenere il monopolio del trasporto di prodotti ortofrutticoli, imponendo delle ditte nei mercati di Fondi, Aversa e Giugliano”. E ancora nel luglio del 2015, quando finiscono in manette 20 persone, perchè secondo la Dia di Roma e la Dda di Napoli, appartenenti ai clan di Mafia e camorra, si alleano per imporre il proprio predominio nel mercato ortofrutticolo di Fondi con violenza ed estorsioni. In quell’occasione tra Formia, Terracina, Fondi e Minturno, risultano 40 indagati.
Traffici, attività illecite, città, personaggi, storie, tutto si somiglia, vicende che ritornano, si ripetono, sembra di rileggere sempre la stessa narrazione, come la testa di Medusa, tu la tagli ma quella ricresce. Rispunta sempre la stessa verità: il Mof è il ritrovo di tutte le criminalità organizzate, per i traffici, leciti e illeciti, criminali e commerciali. Nell’aprile 2014 la Corte di Cassazione ha confermato la presenza e la violenza della Ndrangheta e dei suoi condizionamenti mafiosi sul Mof e sul Comune. La famiglia Rinzivillo finì proprio in quelle indagini che portarono alla richiesta di scioglimento del Consiglio comunale. Secondo la Direzione nazionale antimafia, infine, e possiamo leggerlo addirittura su Wikipedia, proprio grazie al contributo del clan Rinzivillo la Camorra, la Ndrangheta e Cosa Nostra avrebbero accesso al mercato ortofrutticolo di Vittoria.
A PAGINA 2 LA LISTA DEGLI ARRESTATI E IL VIDEO DELLE OPERAZIONI DI IERI